È una domanda ricorrente nel nostro mondo: il poker è un gioco d’azzardo?
Come ormai saprete, la nostra risposta è un categorico NO, seguito dall’affermazione che il poker è anzi un gioco sportivo.
In un sondaggio pubblicato sulla pagina Facebook ISOP – Italian Series Of Poker™, Dario De Toffoli è intervenuto a spada tratta con un commento atto a sdoganare il poker da questa nomea.
Chi meglio di un esperto di giochi per rispondere a questa domanda?
Abbiamo quindi interpellato Dario per approfondire il discorso. Buona lettura!
“Il poker non è un gioco d’azzardo, lo dice la legge Art 721 del Codice Penale. Per essere riconosciuto come d’azzardo, il gioco deve soddisfare due requisiti: 1) che ci sia del denaro in palio, 2) che l’esito del gioco sia in toto o quasi dipendente dall’alea. Inutile specificare come questo non riguardi quindi il poker. Se c’è bisogno di un esempio, mi ricordo quando Odd Odsen sfidò tutti i parlamentari norvegesi a giocare a poker contro di lui per dimostrare proprio che il poker è un gioco di abilità. Per ogni Heads-Up perso, Odsen avrebbe pagato un milione di corone. La sfida si è conclusa a suo favore per manifesta superiorità tecnica. Del resto anche io stesso se giocassi contro Phil Hellmuth avrei la peggio… forse!”
A parte la legge però, che a volte può non essere sufficiente a giudicare qualcosa, qual è la differenza tra un gioco d’azzardo e il poker?
“Nel poker è vero, ci sono i soldi in mezzo e se ne possono giocare anche tanti, ma il poker non dà dipendenza, o almeno non ho mai sentito di un caso di dipendenza dal poker. Ho parlato con molti gestori di centri per l’azzardopatia, e c’è qualcuno che gioca, sì, anche a poker, ma principalmente a roulette o slot machine che ricoprono il problema principale. Il poker non dà dipendenza perché quando si gioca ad un livello troppo elevato, dove non si è capaci di vincere, la frustrazione sopraggiunge prima della dipendenza e il giocatore smette o semplicemente scende di livello. Un altro punto importante nella discriminazione tra gioco e gioco d’azzardo per me è la possibilità di prendere decisioni che influiscano l’esito del gioco. Se vogliamo parlare della ‘quasi totalità di alea’ prevista dalla legge di cui sopra, allora il burraco è molto più gioco d’azzardo del poker, ma tutti i giochi di carte lo sarebbero!”
Abbiamo notato però che a De Toffoli non convinceva la locuzione “poker sportivo“. Ma parlandone con lui, abbiamo scoperto che non è il significato a non convincerlo, ma proprio la scelta delle parole:
“Sportivo è secondo me un termine improprio perché sottintende che il gioco sia un sottoinsieme dello sport, mentre io ritengo che lo sport sia un sottoinsieme del gioco. Come ad esempio alle Mind Sport Olympiads… il gioco non è lo sport della mente, ma è piuttosto lo sport il gioco del fisico! Si utilizza il termine sport per nobilitare un’azione, perché il gioco ha minor nobiltà sociale rispetto alla parola sport.”
Torniamo sul contrasto tra gioco sportivo e non, e gioco d’azzardo e non. Il poker ha migliaia di varianti, è possibile che a volte anche questo si trasformi in gioco d’azzardo?
“La domanda che mi faccio io è: il poker a livello professionistico… è ancora un gioco? Forse no perché perde l’aspetto ludico, crolla il divertimento per pensare al guadagno. Ovviamente nessuno gioca per perdere soldi, però ad esempio io partecipo spesso ai tornei ISOP perché è il livello giusto per me. Non tanto per il livello dei giocatori, ma perché c’è un giusto equilibrio tra gioco amatoriale e gioco professionistico, un livello di serietà giusto, dove si partecipa per divertimento… e se si vince qualcosa non è male!“
“Tornando alla domanda, il poker per me non può essere visto come azzardo a meno che non si giochi una variante dove si va in all in ad ogni mano. Forse il cash game, che comunque non è azzardo, è il più vicino a questo concetto, perché la componente danaro può essere più pesante, non c’è una quota di entrata fissa. Io poi non gioco online perché lì il divertimento è completamente scomparso per dare spazio al professionismo. Sono contrario ai software di tracking, perché danno un vantaggio contro chi non li usa. Le statistiche devono stare nella testa. E poi il divertimento se ne va, diventa solo un noioso lavoro d’ufficio.”