Che Michael Jordan fosse una vera e propria icona dello sport e della cultura americana, è una cosa risaputa. Ed è abbastanza ovvio che, tra sportivi, ci sia una certa competitività, che nel caso dell’asso del basket era ancor più innata. Tanto che la trasferiva anche quando non giocava, nelle partite a poker con i compagni di squadra.
Una cosa di cui si vociferava già negli anni scorsi, quando MJ fu accostato anche a casi di scommesse piuttosto spinte nelle sue partite a golf con amici e conoscenti. Uscì addirittura un libro, scritto da un uomo d’affari che era solito giocare con lui sui green degli Stati Uniti. Ma la passione di Air Jordan per il poker è venuta fuori negli ultimi tempi.
In particolare dopo l’uscita degli ultimi due episodi – il quinto e il sesto – di “The Last Dance”. Si tratta di un documentario a puntate che sta uscendo in esclusiva su Netflix, e racconta l’ultima stagione di Michael Jordan ai Chicago Bulls, terminato con la conquista del titolo NBA. E come si può tranquillamente immaginare, non si parla solo di poker.
Michael Jordan e il gioco
Il primo a parlare del rapporto di Michael Jordan con le carte è un’altra icona dello sport americano, Magic Johnson. I due sono stati rivali in campo ma anche compagni, nella leggendaria spedizione alle Olimpiadi di Barcellona 1992. Erano due tra le stelle di quello che è stato ribattezzato Dream Team, ma anche compagni di “avventure” nelle pause tra una gara e l’altra.
“Giocavamo a carte ogni sera – ha dichiarato Magic – . E se stavo vincendo voleva giocare per un’altra ora, e un’altra ancora. E non gli bastava batterti, voleva distruggerti”. Indice di una grande competitività da parte di MJ, che non si limitava dunque ai 48 minuti in cui allacciava le scarpe e cercava di vincere ogni gara di basket che giocava.
Ma qualcosa di più intenso viene fuori nel sesto episodio di “The Last Dance”, quasi interamente dedicato al rapporto di Michael con il gioco. C’era tanto poker e tanto blackjack nella sua vita, anche in mezzo tra una gara e un’altra, come accadde durante una serie di playoff per andare in finale nel 1993. Ma tutto ovviamente controllato, come ammetteva lo stesso Jordan nelle interviste che gli venivano fare a quel tempo.
Il tutto, ovviamente, all’insegna della competitività, come dichiara durante il documentario un suo compagno di squadra, Will Perdue. “Giocavano a carte in aereo, puntando cifre notevoli, migliaia di dollari. Io, John Paxson e B.J.Armstrong giocavamo puntando un dollaro in ogni mano. Lui un giorno si avvicinò e ci chiese se poteva unirsi a noi. Io gli chiesi perchè e lui mi rispose ‘voglio che i vostri soldi finiscano nel mio portafogli'”.
Anche questo era Michael Jordan.