Doyle Brunson, mezzo secolo di pura leggenda
Possiamo dire, senza timore di essere smentiti, che Doyle Brunson abbia segnato tutte le tappe della storia del poker. In 87 anni di vita e in circa mezzo secolo di carriera, si può dire che le abbia letteralmente viste tutte. Un personaggio leggendario che ha fatto a sua volta tantissimo per quella che è stata l’occupazione che lo ha fatto passare alla leggenda.
Andiamo a segnare quelle che sono state le tappe di Doyle Brunson per il poker e del poker per Doyle Brunson. Partendo da quel ragazzo che, a 17 anni, iniziò a far parlare di sé per lo sport. Doyle infatti vinse una gara di atletica sulla distanza del miglio, per poi attrarre anche l’interesse di alcune squadre della allora neonata NBA, la principale lega di basket della nazione.
Niente sport, si gioca a poker
Ma il destino fece capire a Doyle Brunson che, per passare alla storia, non bisognava allacciare le scarpe da basket. Un infortunio lo tagliò fuori dal Draft, la tipica selezione dei migliori talenti dai più importanti college americani. E così Doyle iniziò a dedicarsi al poker, come attività di affiancamento al suo primo lavoro, come venditore porta a porta.
Ma ben presto Doyle si sarebbe licenziato per rendere il poker la sua principale mansione. E nelle partite giocate in Texas avrebbe conosciuto Amarillo Slim, un altro tra i giocatori più iconici della storia. Una serie di partite con l’inevitabile influenza della mafia di stampo americano (Brunson ha confessato di aver giocato diverse volte con la pistola puntata contro) prima del tanto sognato viaggio.
Doyle Brunson approda a Las Vegas per prendere parte a quello che sembrava solo un sogno, le World Series of Poker. E cominciano a fioccare le vittorie, la prima nel 1970, prima dei due Main Event portati a casa nel 1976 e nell’anno successivo. Nel 1980, invece, Doyle dovette arrendersi a un’altra leggenda del calibro di Stu Ungar, di cui abbiamo già parlato.
Il Main Event con 10-2 e Super/System
Doyle Brunson è diventato una leggenda in maniera definitiva quando ha vinto il suo primo Main Event. Era il 1976, Texas Dolly aveva già 43 anni e portò a casa il titolo superando in heads up Jesse Alto. L’ultima mano è entrata nella storia del gioco: Doyle gioca con 10-2 di picche e va all in contro A-J. Al flop la doppia coppia sembra far respirare Alto, ma un Due al turn e un Dieci al river ribaltano tutto e fanno diventare Brunson campione.
Ma per Doyle era arrivato il momento di espandere la sua conoscenza e il suo sapere al di fuori dal tavolo. Così, nel 1978 viene redatta la prima edizione di Super/System, il libro che è stato in un primo momento auto-pubblicato. Un libro che ha segnato la storia dell’editoria legata al poker e che è stato riscritto e ristampato nel 2004 con il contributo di grandi giocatori come Mike Caro e David Sklansky.
Ma Doyle Brunson nel frattempo stava continuando a scrivere la storia del gioco, anche sui tavoli da poker. E così, dopo i sei braccialetti vinti nei quattro anni dal 1976 al 1979, Texas Dolly era ormai un giocatore iconico per chiunque lo incontrasse ai tavoli. Leggendarie le partite di cash game alla Bobby’s Room del Bellagio di Las Vegas e il suo ritorno al successo alle WSOP nel 1991 che estesero la sua leggenda.
Gli ultimi anni di carriera
Proprio nell’ultimo ventennio sono arrivate tante soddisfazioni per un Doyle Brunson ormai in là con gli anni. Nel nuovo millennio è arrivato anche un traguardo storico, con la conquista del decimo braccialetto WSOP nel 2005 in un torneo 6-Max. Ma anche negli anni successivi in cui non è riuscito a vincere, la sola presenza di Doyle era qualcosa che mozzava il fiato degli altri presenti ai tornei.
Il 2018 è stato l’anno della fine della sua carriera. Ma ancora una volta Doyle ha fatto in tempo a entrare nella storia. Un altro piazzamento a premio, nel torneo 2-7 Single Draw sempre alle WSOP, con un sesto posto che gli è valso l’ennesima bandierina. Ed è lui, insieme a Sklansky, l’unico giocatore ad aver ottenuto un piazzamento a premi in tornei ufficiali per cinque decadi consecutive.
Si potrebbero spendere tanti aggettivi per definire questo grande personaggio, sul piano umano oltre che tecnico, che ha fatto la storia del poker. A noi basta usare due parole: Doyle Brunson.