Continuiamo a ripercorrere la storia dei più importanti casinò presenti sul territorio italiano. Nei giorni scorsi ci siamo occupati del Casino de la Vallee di Saint Vincent e delle sue vicissitudini. Adesso è il turno del Casinò Municipale di Campione d’Italia, un’altra struttura finita nel baratro.
E dire che questa casa da gioco, posta al confine tra Italia e Svizzera, è stata una delle cattedrali del poker italiano. Gran parte dei più importanti tornei organizzati sono passati tra le mura di questa struttura. Eppure gli ultimi anni sono stati a dir poco critici per Campione e per lo staff.
A Campione d’Italia si chiude
La fine di tutto, per il casinò di Campione d’Italia, è stata fatta corrispondere a una data in particolare. È quella del 27 luglio del 2018, quindi appena un anno e mezzo fa. L’esecutore di quella che somiglia a una condanna a morte è il giudice del Tribunale di Como.
Il casinò più grande d’Europa è stato costretto a chiudere i battenti, sommerso da diversi debiti. Si parla di un “rosso” in bilancio per ben 73 milioni di euro, con decine di creditori a battere cassa. La speranza di vederlo risorgere come ai bei tempi, è diventata all’improvviso una chimera.
Per una casa da gioco come quella nata ormai 100 anni fa, è una brutta sconfitta dover chiudere tutto. Una struttura fatta poi risorgere da Mussolini e poi nuovamente chiusa per evitare la fuga dei dissidenti. Poi l’ultima riapertura a fine Anni Quaranta, quando partì l’epoca dello sfarzo e del giro di miliardi.
Un casinò passato alla storia
Tra le mura del Casinò Municipale di Campione d’Italia sono passati alcuni tra i più importanti uomini d’affari. Gente che senza colpo ferire andava a giocare decine di milioni di lire. Ma in quei tempi nacque anche la leggenda delle “nonnine” che lasciavano le metropoli per andare a giocare d’azzardo.
E anche il poker ne ha giovato e usufruito, visto che diversi eventi si sono giocati da queste parti. Ma ben presto le cose sono andate a peggiorare in maniera graduale e senza via di scampo. Anche perchè i rapporti tra i gestori del casinò e il Comune hanno iniziato a incrinarsi in maniera seria.
A partire dal 2011, poi, è iniziato un costante calo negli incassi che ha portato a ridurre il personale. Senza girarci troppo intorno, c’è chi sostiene che il casinò fosse “il bancomat del Comune“. Fino al triste giorno della chiusura, che ha fatto piombare nello sconforto tutto l’ambiente del gioco.
Le prossime mosse
Ma c’è chi vuole continuare a pensare che ci sia spazio per delle notizie positive su questo fronte. Ad esempio il fatto che non sia passata inosservata la visita di esponenti del Governo in quel di Campione. Qualcuno ha parlato della possibilità di un coinvolgimento nella nuova Legge Finanziaria.
Nella manovra, infatti, potrebbe esserci spazio per una norma che consenta di riaprire il casinò. Non è detto che ci si riesca, ma potrebbe essere questo un passo importante per non dare tutto per finito. Anche perchè questa struttura ha una storia da onorare, oltre che un futuro tutto da scrivere.