Il poker online si arricchisce sempre di più di meccanismi “non umani” per fare delle prove sul campo. Si tratta di veri e propri computer che affrontano sit & go oppure veri e propri tornei contro giocatori reali. La storia recente ci ha portato tanti esempi di questo tipo, con prove più o meno riuscite.
Il nuovo “campione” di poker tra gli esemplari robotizzati risponde al nome di Pluribus. Si tratta di un programma sviluppati negli ultimi mesi da due ricercatori di fama internazionale. I genitori di Pluribus sono Noam Brown, ricercatore di intelligenza artificiale per conto di Facebook, e Thomas Sandholm, ricercatore della Carnegie Mellon University.
Pluribus è stato fatto schierare a un tavolo di cash game in modalità 6-max, probabilmente la disciplina più tecnica nel novero del No Limit Hold’em. E al tavolo con lui c’erano due giocatori di grande spessore ed esperienza. Si tratta di Chris “Jesus” Ferguson e Darren Elias, plurivincitore al World Poker Tour.
La sfida che è stata lanciata a Pluribus, è di quelle che possono togliere il sonno a tanti. Dopo Ferguson ed Elias, infatti, altri undici giocatori di grande spessore si sono alternati al tavolo contro il robot. Ben diecimila mani da giocare in un tavolo con sei giocatori: non il massimo della vita.
Eppure, alla fine di questo esperimento, è stato Pluribus ad avere la meglio. E con un grande risultato, visto che è stato capace di portare a casa una media di circa 1.000 dollari lal’ora. Il tutto giocando come un giocatore di poker in carne e ossa, anche con la capacità di piazzare un bluff.
Pluribus, dunque, riapre un dibattito che ha una storia e una narrativa davvero lunghe. Bot sì o bot no al tavolo da gioco? A giudicare dai risultati emersi negli ultimi tempi, con Pluribus a fare da ultimo frutto di una lunga stirpe, la sensazione è che i giocatori direbbero volentieri di no.
E noi abbiamo la sensazione che non sia finita qui…