In Italia mancano ancora pochi minuti alle 11 di mattina. A Las Vegas, nella Amazon Room del Rio Casino, si è appena conclusa una mano del Main Event delle World Series of Poker e nessuno sa anche che questa sarebbe stata la penultima emozione di un torneo lunghissimo, bellissimo e ricco di emozioni. Dario Sammartino ha appena perso un colpo che, in qualsiasi altra circostanza, non avrebbe mai perso. Non ha voluto spingere al river dopo aver condotto la mano in maniera magistrale. Dall’altra parte il tedesco Ensan si è ormai arreso con l’ennesimo check, ma l’azzurro decide di checkare dietro. La sua smorfia dopo aver visto lo showdown è emblematica. E poco importa se nella mano successiva decida letteralmente di tuffarsi con 8-4 suited a picche e trovi al flop un flush draw che non si trasforma in colore e nel tanto sognato e sospirato double up.
Alla fine gioisce Ensan, come spesso accade alla fine chi vince festeggia e chi perde spiega. Ma a Dario Sammartino non importa nulla di spiegare, di rosicare, di rammaricarsi. Perchè il sogno che ha vissuto e che ha fatto vivere a centinaia di migliaia di italiani è quasi irripetibile, al di là dei sei milioni di dollari che rendono sempre più MadGenius il giocatore italiano più vincente nella storia dei tornei di poker live. Dieci giorni vissuti con la partenza in sordina, con la montagna scalata in maniera graduale e con il consueto stile che Dario ha mantenuto fino alla fine, anche quando le chip davanti al suo posto erano poche e i big blind a sua disposizione si contavano sulle dita delle sue mani, letteralmente. Ma alla fine, la storia è cambiata anche se non è arrivato il più lieto tra i finali possibili.
Non stiamo qui a parlare di come Dario avrebbe potuto o dovuto giocare qualsiasi spot nelle otto ore in cui è stato al tavolo in modalità 3 left. Specialmente in un heads up durato quasi le metà delle suddette otto ore, in cui i fattori fisici e di lucidità possono anche prendere il sopravvento sulle skill. E quanto a skill – non ce ne voglia il neo-campione del mondo – Dario Sammartino ne aveva decisamente di più di tutti gli altri, e non certo a partire dalla fase 3 left. Non stiamo qui a parlare di poker giocato, perchè in questo momento è abbastanza fuori luogo. Invece stiamo qui a fare i complimenti e a tessere le lodi di Dario Sammartino per il Main Event che ha giocato e più in generale per averci provato alle WSOP 2019 praticamente fin dall’inizio, visto che in più circostanze lo abbiamo visto in corsa per risultati importanti. E siamo qui per gioire, perchè il poker italiano non muore mai, anzi…
A tal proposito, ci farebbe davvero piacere se il cammino effettuato da Dario Sammartino nel Main Event delle World Series of Poker 2019 facesse da spot sul poker in Italia, e sarebbe bello se a questo cammino e alla figura di Dario come giocatore e come uomo si unisse anche il “moto popolare” al quale abbiamo assistito nelle fasi clou del “torneo dei tornei” del poker live. In migliaia hanno chiamato a raccolta amici – più o meno appassionati di poker – a fare il tifo per il nostro alfiere, sono arrivati attestati di stima da “colleghi” di Dario ma anche da curiosi e occasionali del gioco. E questo grandissimo risultato arriva nel momento in cui l’Italia e il poker sembrano viaggiare quasi agli antipodi, almeno dal punto di vista delle leggi. Il Decreto Dignità – inutile prendersi in giro – sta mettendo in ginocchio l’industria del gioco senza fare le dovute distinzioni tra skill game (come il poker) e gioco d’azzardo.
E anche il nostro Dario ne ha parlato nell’ultima chiacchierata fatta con Daniele Borghi in quel di Vegas: “In Italia le cose non vanno bene per il nostro mondo, è assurdo non poter fare il professional poker player. È triste che ci sia più pubblicità per giochi come il Superenalotto in cui si sa che perderemo. Così viene attaccata l’ignoranza delle persone, è una cosa triste“. E allora proviamo a svelare un auspicio: il poker, ma anche l’Italia nel suo complesso, riparta da Dario Sammartino. Dalla sua genuinità, dalle sue capacità, dalla sua umiltà e dalla capacità di smuovere migliaia e migliaia di persone nel seguire quello che è tutto fuorchè un gioco d’azzardo.